Dal 2022, con l’esplosione dell’interesse verso l’intelligenza artificiale generativa e la democratizzazione del suo utilizzo, il mondo dei contenuti digitali è cambiato profondamente. Strumenti come ChatGPT, Gemini, Copilot e i più recenti Sora o Perplexity hanno reso possibile per chiunque creare testi, immagini e contenuti video in pochi secondi.
Un cambiamento che ha generato numerosi dibattiti, non solo in relazione al rischio di “fagocitare” le competenze creative umane ma anche riguardo la qualità e la validità di tali contenuti nel contesto delle linee guida per i motori di ricerca. La percezione dei testi generati dall’AI è cambiata radicalmente nelle stesse guideline di Google, passando da un iniziale scetticismo a una graduale accettazione, soprattutto dopo i recenti aggiornamenti e update del motore.
Indice
Creare contenuti con l’intelligenza artificiale: lo stai facendo bene?
L’uso di strumenti di AI content generation in ottica di SEO copywriting e copywriting in generale è senza dubbio rivoluzionario, ma non esente da rischi. Quando si tratta di creare contenuti con intelligenza artificiale, il “come” diventa fondamentale. Ci sono due aspetti centrali da considerare per garantire che i contenuti siano efficaci e qualitativi: tono di voce e accuratezza concettuale.
Tono di voce e stile
Le piattaforme di AI generativa, come ChatGPT, utilizzano algoritmi avanzati basati su modelli linguistici di grandi dimensioni. Questi sistemi si basano su pattern ricorrenti e possono produrre testi che, a una prima occhiata sembrano ben scritti e coerenti, ma se riletti attentamente mostrano una standardizzazione stilistica che può diventare un problema per i Brand e le aziende. Frasi ripetitive, espressioni generiche e mancanza di personalizzazione rischiano di compromettere il tono di voce unico di un’impresa o di un professionista.
Per evitare che i tuoi contenuti perdano forza comunicativa, è necessario rivedere attentamente i testi prodotti, adattandoli al brand e calibrandoli rispetto ai valori e alla mission aziendale. Ogni contenuto dovrebbe riflettere una personalità unica, non un generico output generato da un modello.
Accuratezza e validazione
Il secondo punto critico, forse ancora più grave del primo, è l’accuratezza e la veridicità delle informazioni. Gli strumenti di AI generativa non “sanno” nel senso tradizionale del termine, ma calcolano la probabilità che una determinata parola o occorrenza segua un determinato input. Questo processo probabilistico può portare a errori, imprecisioni o addirittura informazioni completamente false, le famose “allucinazioni” dell’IA. Per questo motivo, ogni contenuto prodotto deve essere sottoposto a un rigoroso fact-checking, soprattutto se riguarda tematiche tecniche o altamente specializzate.
Scrivere prompt puntuali è essenziale
Nell’era dell’AI generativa, saper scrivere prompt efficaci è diventata una competenza imprescindibile per i content creator. Un prompt ben formulato non solo aiuta a ottenere un output più preciso, ma può anche migliorare la qualità complessiva del contenuto generato.
Un buon prompt deve rispondere come minimo a queste tre linee guida:
- Essere chiaro e dettagliato rispetto all’argomento e al format richiesto;
- Contenere indicazioni specifiche sul tono, lo stile ed eventuali restrizioni;
- Evitare ambiguità o richieste troppo generiche.
Ad esempio, un prompt come “Scrivi un articolo sulla SEO” è decisamente troppo vago e l’output ottenuto sarà necessariamente molto generico e di bassa qualità. Al contrario, un prompt ben costruito potrebbe essere: “Scrivi un articolo di 800 parole che esplori come l’uso dell’intelligenza artificiale stia influenzando la creazione di contenuti SEO, con esempi concreti e uno stile professionale. L’obiettivo è andare a pubblicare questo articolo all’interno del Blog aziendale dell’azienda XYZ, agenzia specializzata che si occupa di Content Marketing”.
Investire tempo nella definizione del prompt può fare la differenza tra un contenuto mediocre e un output davvero efficace, che va comunque considerato una bozza da cui partire per essere rivisto e raffinato da un’intelligenza umana.
Usare strumenti diversi
ChatGPT è senza dubbio uno degli strumenti più popolari per la creazione di contenuti con intelligenza artificiale, ma non è l’unico. Esistono alternative che possono integrarsi o sostituirlo in base alle esigenze specifiche, ad esempio:
- Perplexity che, a differenza di altri strumenti, fornisce le fonti delle informazioni generate. Questo lo rende particolarmente utile per chi necessita di verifiche rapide e contenuti documentati;
- NotebookLM, una novità nel panorama degli strumenti AI. NotebookLM, direttamente dai Google Labs, lavora esclusivamente su dati forniti dall’utente, come file, link o documenti, evitando di basarsi su informazioni provenienti dal web. Questa caratteristica lo rende ideale per progetti che richiedono un controllo rigoroso delle fonti e un approccio su misura.
La scelta dello strumento giusto dipende dall’obiettivo specifico e dal contesto, ma diversificare gli strumenti utilizzati può aumentare la qualità dei risultati.
Ma Google cosa ne pensa dei testi AI-generated?
La posizione di Google sui contenuti generati dall’intelligenza artificiale ha subito un’evoluzione significativa. Nel 2022, le linee guida per i webmaster specificavano che i contenuti web dovevano essere creati da umani per altri umani. Questa restrizione mirava a garantire autenticità e qualità, escludendo di fatto i contenuti generati da macchine, considerati di minor qualità a prescindere.
Dal 2024, però, Google ha rivisto la propria policy: la nuova norma si concentra non tanto sull’origine del contenuto, ma sul fatto che sia generato per essere fruito da umani. In altre parole, non importa se un testo è stato scritto da un umano o generato da un’intelligenza artificiale, purché rispetti i criteri di:
- Pertinenza – il contenuto deve rispondere in modo efficace alle domande degli utenti.
- Qualità – il testo deve essere ben scritto, accurato e privo di errori.
- Utilità -deve aggiungere valore e soddisfare le esigenze informative del pubblico.
Questo cambiamento rappresenta un’opportunità per chi utilizza l’intelligenza artificiale per creare contenuti, ma solo a patto che questi siano elaborati con cura e attenzione.
Conclusione: creare contenuti con l’intelligenza artificiale è bene o male?
L’AI content generation è uno strumento potente, ma richiede un approccio strategico per essere davvero efficace. Creare contenuti con l’intelligenza artificiale può aiutare a risparmiare tempo e risorse, ma è fondamentale non trascurare aspetti come il tono di voce, la correttezza delle informazioni e l’uso di strumenti adeguati. Con le giuste strategie, è possibile produrre contenuti in modo efficiente, che non soddisfino solo gli standard di Google, ma anche le aspettative degli utenti, mantenendo alta la qualità e la rilevanza del messaggio.